Con
questa azione che rientra all’interno del progetto “La bellezza resta” (per
tutte le informazioni sul progetto potete visitare il sito www.labellezzaresta.com)
il Piano Locale Giovani vuole
focalizzare l’attenzione sulla scrittura di sé. La proposta è stata
rivolta ad agli studenti del CFP “Guglielmo Marconi” di Concorezzo.
Abbiamo
proposto all’insegnante di italiano, Lara Gallet di far scrivere brevi racconti
autobiografici con un focus sulla bellezza nella propria vita. Gli studenti
sono stati invitati ad intraprendere il viaggio della scrittura di sé
attraverso il racconto di episodi passati, persone presenti che ci fanno amare
la vita, esperienze che ci hanno fatto assaporare il gusto della nostra
esistenza.
Perché
scrivere di sé?
Ognuno
di noi ha una storia da raccontare. Ognuno di noi è storia, la sua storia. Il
lavoro di scrittura è una pratica di cura di sé che permette di mettere nero su
bianco emozioni, ricordi e avvenimenti per poterli far rivivere e per poterli
vedere sotto un’altra luce. E’ inoltre un atto di cura che ci permette di
sentirci parte di qualcosa: “La descrizione del mondo inizia con l’enumerazione
di tutto ciò che c’è nel mondo: cose, alberi, uomini, montagne, astri”.
(M.Heidegger)
Raccontarci
ci fa sentire importanti, portatori di una storia unica che può essere da
stimolo per altri. Raccontarci ci fa sentire protagonisti della nostra vita.
“Si può essere tutti un po’ autobiografi e si può cominciare ad esserlo anche
molto presto, se noi adulti (indipendentemente dal ruolo) sappiamo educare i
non adulti al gusto del ricordo, a conservare il passato”. (D. Demetrio)
Anche
con questa azione gli educatori hanno provato a lavorare sullo sguardo:
allenare lo sguardo a cogliere ciò che c’è di bello. Allenarsi a riconoscerla
la bellezza e a saperla raccontare.
“Anche
la ricostruzione dell’autobiografia più umile inizia da qui. Questa è la sua
scena, fatta di cose usuali e non degne di racconto. Invece, poiché l’intensità
degli stati d’animo può essere curata, coltivata ed educata senza età
applicandola alle cose più semplici, sforzandosi di trovare e penetrare in se
stessi, tutti, senza distinzione, possiamo intraprendere l’avventura del
viaggio retrospettivo”. (D.Demetrio).
Alcuni
studenti si sono resi disponibili a registrare una breve trasmissione
radiofonica raccontando il progetto e leggendo parte dei loro scritti. Prima di
registrare la trasmissione che verrà trasmessa su YoungRadio, è chiesto ai
ragazzi la loro intenzione o meno di condividere ciò che hanno scritto con
altri.
Perché
condividere con altri ciò che si scrive?
Per
permetterci di confrontarci con le storie di vita altrui. Gli altri sono i
nostri specchi. E’ con il confronto con l’altro che siamo stimolati ad
intraprendere un percorso di crescita.
Fare
in modo che quelle storie diventino patrimonio di tutti, riconoscendo però la
loro unicità. Il raccontare storie è ciò che ci fa sentire parte di qualcosa.
Fin dalla notte dei tempi l’uomo racconta storie per tenere traccia, per
costruire e per cercare il senso di ciò che vive.
Il
raccontare storie ha un altro grande potenziale: vedere la persona. A volte
quando si parla dei giovani, sembra che si parli di un omogeneo gruppo di
persone, tutte uguali. Quando lo sguardo diventa generico, uno dei compiti
dell’educatore, è quello di riportare alla luce la specificità e la
complessità. I giovani non sono tutti uguali, sono innanzitutto persone con
bisogni, sogni e desideri diversi tra loro.
Raccontare
permette di avvicinarci per riscoprire l’umano che abita in ognuno di noi. Ci
permette di cogliere la complessità di ciò che siamo.